Una città-minaccia o una città-rifugio per gli impollinatori?

L’espansione delle aree urbanizzate continua inesorabilmente ad accelerare in tutte le nazioni del mondo. Ad oggi, più di 4 miliardi di persone (ovvero più della metà degli umani sulla Terra) vivono in aree urbane[1]. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, entro il 2050 si arriverà persino ad avere 7 miliardi di persone residenti in città, su un totale previsto di abitanti del Pianeta pari a 9.7 miliardi (dunque oltre il 70% della popolazione mondiale)[2].

L’urbanizzazione provoca un’alterazione di uso del suolo radicale e di fatto permanente, con ripercussioni spesso gravi sulla preservazione della biodiversità di specie vegetali e animali. Tuttavia, i risultati degli studi di impatto dell’urbanizzazione sugli insetti impollinatori sono molto diversi e danno luogo ad interpretazioni non sempre scontate[3]. Da una parte, infatti, la città risulta essere una minaccia per gli impollinatori[4]: l’habitat naturale e seminaturale (dove in natura essi trovano rifugio) è ridotto e frammentato in ambiente urbano – con la conseguente formazione di isole ospitali immerse in una matrice inospitale. D’altra parte, però, alcuni studi documentano come la città possa anche offrire insoliti rifugi per gli insetti[5]. Essi trovano infatti nei giardini, nei cortili e nei parchi risorse più abbondanti e diversificate rispetto a quelle disponibili nelle aree rurali e agricole che circondano la città, soprattutto perché queste sono solitamente coltivate in maniera intensiva con abbondante uso di insetticidi e pesticidi. Una più attenta progettazione dello spazio urbano ci consente di tramutare la nostra città da minaccia a rifugio per gli insetti impollinatori.

La città può infatti diventare rifugio per gli impollinatori se siamo in grado di disegnare spazi verdi utili anche a loro. La necessità di tali spazi verdi va modulata all’interno della città, poiché dipende dal livello di impermeabilizzazione del suolo nei diversi punti del tessuto urbano[3]. Le aree residenziali ai margini della città, in genere, sono caratterizzate da una percentuale più bassa di terreno impermeabilizzato (compresa tra il 20 e il 50%) e dalla presenza di abitazioni con giardini privati, parchi urbani o aree verdi di ricreazione. Tutti luoghi in cui gli insetti impollinatori possono trovare piante nettarifere (comuni) di cui nutrirsi e piante nutrici (particolari) su cui riprodursi. Spostandosi verso il centro della città, invece, gli insetti impollinatori fanno più fatica a sopravvivere. Non soltanto la percentuale di terreno impermeabilizzato (quindi inospitale) è decisamente più elevata rispetto alle aree in periferia, arrivando in alcuni punti a raggiungere quasi il 100%, ma le poche aree di habitat favorevole hanno dimensioni assai ridotte e sono più lontane tra loro. Inoltre, nel centro delle città sono anche presenti ostacoli e barriere, come muri e strade trafficate, che limitano la possibilità di movimento degli insetti e dunque riducono la connettività.

Schematizzazione concettuale del cambiamento di habitat disponibile agli insetti impollinatori quando ci si muove dalla periferia (a sinistra) al centro di una città (a destra). Non solo la quantità di habitat disponibile si riduce in dimensione, ma si frammenta sempre più, con conseguente riduzione dell’abbondanza di individui e della ricchezza di specie di insetti impollinatori in città. Modificata da [6].

Per permettere agli impollinatori di spostarsi tra le aree di habitat favorevole presenti all’interno della città e di colonizzare le aree in cui non sono ancora presenti, è importante garantire un buon livello di connettività, “guidando” i loro percorsi attraverso la creazione di aree verdi in posizioni strategiche. Tali aree devono avere dimensioni possibilmente grandi, per garantire il sostentamento di un alto numero di insetti impollinatori. Devono anche offrire le risorse necessarie a specie diverse di insetti, con un’attenzione particolare per le specialiste, ovvero quelle che si nutrono di specifiche piante, al fine di mantenere un’elevata biodiversità. Una accorta progettazione orientata all’incremento della biodiversità per tramite degli insetti impollinatori deve poi creare veri e propri corridoi ecologici che consentano loro di attraversare la città. Un aspetto non trascurabile a vantaggio di tale progettazione accorta è che, connettendo le porzioni di habitat dove gli impollinatori possano sopravvivere e riprodursi, si riesce a far vivere la città nei fiori.

In un ambiente fortemente urbanizzato, come quello delle nostre grandi città, le scuole offrono una eccezionale opportunità per la creazione di corridoi ecologici ad uso degli impollinatori. La densità di scuole all’interno dello spazio cittadino, infatti, è più alta nel centro (dove la densità di abitanti e quindi di bambini è maggiore) e più bassa nelle periferie. Di conseguenza, le scuole sono più distanti fra loro in periferia – dove peraltro la densità di verde è maggiore – e più ravvicinate nel centro cittadino, dove il poco verde e i diversi ostacoli per la mobilità degli insetti richiedono una rete meglio connessa di habitat favorevole.

L’idea chiave del nostro progetto è quella di usare le scuole come nodi della rete di connettività ecologica per le farfalle e gli insetti impollinatori. Essa si basa sulla constatazione che nei cortili interni delle scuole sono spesso presenti aree inutilizzate. In queste aree si possono individuare spazi da trasformare in vere e proprie oasi di biodiversità, con le piante adatte alla crescita e alla riproduzione degli insetti impollinatori. La creazione di questi piccoli polmoni verdi nei cortili delle scuole produce benefici non solo di natura didattica per la scuola che li ospita, ma di natura ecosistemica per tutta la città.



[1] Ritchie, Hannah, and Roser, Max. “Urbanization” Published online at OurWorldInData.org (2020) https://ourworldindata.org/urbanization

[2] Drysdale, C. “World Economic Situation and Prospects 2018.” New York: United Nations Department of Economic and Social Affairs (2018) https://www.un.org/development/desa/publications/wesp-2018.html

[3] Wenzel, Arne, et al. “How urbanization is driving pollinator diversity and pollination–A systematic review.” Biological Conservation 241 (2020): 108321. https://doi.org/10.1016/j.biocon.2019.108321

[4] Geslin, Benoît, et al. “The proportion of impervious surfaces at the landscape scale structures wild bee assemblages in a densely populated region.” Ecology and evolution 6.18 (2016): 6599-6615. https://doi.org/10.1002/ece3.2374

[5] Hall, Damon M., et al. “The city as a refuge for insect pollinators.” Conservation Biology 31.1 (2017): 24-29. https://doi.org/10.1111/cobi.12840

[6] Potts, Simon G., et al. “The assessment report of the Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services on pollinators, pollination and food production.”  Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services IPBES (2016) https://ipbes.net/assessment-reports/pollinators