Terra!

Il camion pieno di terra è già in posizione nel cortile della scuola, con il piano di carico orizzontale. Prima di scaricare la terra al suolo, il giardiniere Paolo chiede al gruppo di bambini assiepati lì dietro di spostarsi e dà ordine al giardiniere Yaya Degoga (che è maliano) alla guida di sollevare il pianale del ribaltabile. Quando la terra tocca il suolo, con la supervisione degli adulti ma un ruolo attivo primario da parte dei ragazzi, si mettono pale, secchielli e anche le mani nella terra, per portare il terreno necessario nelle oasi. Si tratta di una operazione che avremmo potuto chiedere venisse fatta dai giardinieri senza bisogno lo si facesse con i bambini, ma senza questa fase il progetto sarebbe stato un altro. Visto da un osservatore adulto terzo (né genitore né insegnante dei bambini in questione), il loro gesto di riempire le oasi con l proprie mani ha dato concretezza al desiderio di creare la casa delle farfalle che avevamo solo sognato qualche minuto prima.

Una insegnante di una delle scuole dove avevamo operato si è stupita del livello di indipendenza e di serietà con la quale tutti i bambini si sono impegnati nell’operazione. “Quando ho visto le carriole e ho capito che avreste chiesto ai ragazzi di aiutare nelle operazioni di riempimento con la terra, mi sono detta che dovevo tenere quattro occhi aperti al posto di due. In questa interclasse, ci sono diversi ragazzini segnalati per essere particolarmente vivaci e per un attimo ho temuto potessero agire scompostamente, cosa che non è accaduta”.

Il fotografo Giorgio, che ha scattato parecchie immagini del momento, ha notato riosservando le foto dopo le riprese che “sono quasi sempre due o più bambini ad occuparsi del trasporto: un lavoro d’équipe”. “Livellatela bene ma senza schiacciare la terra, ok? Deve respirare” ricorda il giardiniere Stefano. Quando tutto è pronto, il giardiniere Paolo chiama il gruppo a raccolta – è ora di piantare le essenze!